In questo periodo sono in riposo forzato in quanto mi sono “incidentata”: ho rotto un osso del piede e così approfitto per scrivere articoli in merito a questa esperienza che possono essere d’aiuto a chi è nella mia stessa situazione.
Frattura ossea
Per frattura si intende l’interruzione della continuità di un corpo a struttura solida, due capi ossei. Nel mio caso frattura composta (senza sovrapposizione delle due parti interessate e/o lesioni della cute) al piede sinistro in corrispondenza del 5° metatarso prossimale. In questo articolo desidero condividere le mie riflessioni circa l’accaduto.
Questa frattura composta è stata dichiarata guaribile in 30 giorni portando un gesso fino a sotto il ginocchio per tenere uniti i due capi ossei immobilizzandoli. Si presuppone che dopo questo periodo di tempo si formi un “callo osseo”, un ispessimento cicatriziale che riveste i due monconi trasformandosi lentamente in tessuto osseo. Non è dato sapere al momento quando e come tornerò a camminare normalmente, ma per ora di questo non me ne curo. Lo scritto che segue è una personale riflessione dell’accaduto.
Frattura e psicosomatica
La definizione di frattura ha un vocabolo chiave, quello di “interruzione” che coinvolge non solo di due capi ossei ma tutto ciò che ne ci circonda: si sospende la routine giornaliera a fronte dell’impossibilità o difficoltà di svolgere tutte le normali attività. Le azioni ci sono interdette: dalle più semplici (lavarsi, guidare etc ) alle più complesse (cucinare, pulire la casa….). Come terapista olistica credo nella relazione corpo-mente per cui ritengo che ciò che ci accade al corpo sia conseguenza/causa di un vissuto psichico e spirituale.
Uno spunto utile per comprendere le motivazioni dell’accaduto è connettere il concetto di “interruzione” citato alla parte del corpo interessata, nel mio caso il piede che rappresenta nostra radice, ma anche una “ruota”. Qui è messa in discussione la capacità di essere stabili, ma anche quella di andare da un punto -a- ad un punto -b- nel mondo.
A che punto siamo della nostra esistenza?
Quando avviene un tipo di incidente di questo tipo possiamo riflettere in merito ad alcune situazioni di vita che stiamo vivendo. Può forse trattarsi di un momento di grande incertezza rispetto a delle decisioni da prendere di importanza appunto “decisiva” per la nostra evoluzione e l’impasse ci rende instabili e vulnerabili. Tale decisione è stata compresa dalla mente, ma il corpo non l’ha ancora probabilmente metabolizzata. Ecco che la frattura può significare il desiderio inconscio di porre fine a questa situazione, oppure di prolungare in modo differente il periodo dedicato alla scelta. Sarà nostra cura comprenderne i motivi, chi meglio di noi stessi in fondo può farlo?
Cicli di vita e accadimenti che influenzano lo stato del corpo
Un ulteriore tassello per comprendere ciò che è stato è collocare questo evento all’interno di un preciso stadio di vita: forse ho concluso una relazione? O un percorso lavorativo? Oppure: in quale ciclo di vita sono? Sono in un passaggio dalla giovinezza all’età adulta? Ho raggiunto la menopausa? Forse non voglio inconsciamente accettare alcune inevitabili trasformazioni psico – fisiche che ci inducono a cambiare alcune modalità del fare e dell’essere.
Cicli di vita, stagioni, organi ed emozioni
Nella tradizione cinese un tema fondamentale è l’equiparare l’organismo umano al contesto naturale e alle leggi che lo compongono. Così la prima infanzia e la giovinezza corrispondono alla primavera, l’età adulta all’estate, la maturità è il declino autunnale, mentre la vecchiaia è equiparata all’inverno. In questo stadio esiste anche la morte intesa come termine di un ciclo ed inizio di una fase successiva con la deposizione di un “seme” dal quale spunteranno radici appunto nel periodo primaverile. In queste diverse fasi stagionali si associano alcuni strati corporei: alla primavera muscoli e tendini, all’estate il sangue, all’autunno la pelle, all’inverno le ossa. Alla luce di questo si può evincere come una frattura interessi proprio il momento del “far morire” e nel contempo del mantenere e proteggere dal freddo inverno un seme che rappresenta il futuro nuovo inizio. Tutto ciò rappresenta allora un’ottima opportunità di rigenerazione.
Un suggerimento a tutti coloro che stanno passando come me un periodo con il gesso è quello di disegnarci sopra qualche cosa. Consiglio di farlo in modo spontaneo, usando colori e lasciando agire all’immaginazione e all’atto creativo. Io ho disegnato nel mio gesso 3 serpentelli colorati che si avvolgono alla gamba. Soltanto successivamente ho meditato sul fatto che questo animale è un rimando simbolico alla capacità trasformativa per eccellenza: il serpente cambia pelle ciclicamente e ha un’incredibile spirito di sopravvivenza. Ho sorriso inoltre del fatto che nell’antica Grecia il simbolo della medicina, che oggi possiamo vedere in moltissime insegne di farmacie è quello di Asclepio con un serpente che si avvolge in una verga.
Una sola raccomandazione: disegnatelo e dipingetelo soltanto qualche giorno prima di toglierlo. Durante i primi 25 giorni è opportuno che rimanga bianco. Il bianco è il colore dell’introspezione e dell’autunno. In medicina tradizionale cinese “nutre” proprio le nostre ossa (che non a caso sono bianche).
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