Mi sono rotta un piede e questo avvenimento improvviso mi ha portata ad uno “stop” obbligato di tutte le mie attività, come quando si è malati. Tutto ciò è stato motivo di serena, ma attenta riflessione interiore in merito al concetto di malattia intesa come stato patologico capace di alterare la normale funzionalità di organi e sistemi corporei e di condizionare la normale routine quotidiana. E’ mia intenzione esplorare tale stato implementandolo di significato, contemplando una visione appunto olistica, che considera corpo-mente-spirito “unicum”.
La visione orientale della malattia
Mente e spirito in corpo sano
Per la medicina tradizionale cinese macrocosmo e organismo umano sono costituiti dal “qi”, che può essere tradotto come energia, che costituisce tessuti e organi e che circola all’interno di noi in fitte reti di canali. Tale energia contribuisce a creare anche uno “scudo” (wai-qi o energia difensiva) equiparabile al sistema immunitario, in grado di proteggerci dalle energie cosmo-patogene esterne. Queste sono equiparabili a virus, oppure freddo, vento, umidità. Gli attacchi al nostro organismo possono essere anche dovuti ad una scarsa qualità di ciò che mangiamo o al fatto che respiriamo male. Un ruolo altrettanto importante è dato da come viviamo le nostre emozioni o reagiamo a quelle altrui. Rabbia o tristezza o rimurginazione possono causare non solo danni psichici, ma avere influenza negativa sulla salute dei nostri organi.
Rispettare i cicli naturali
Le alternanze del ritmo circadiano (sonno, veglia, digestione, attività motoria etc) tenute in larga considerazione dai terapeuti cinesi, possono influire negativamente sul nostro equilibrio energetico se non rispettano i cicli naturali. Come la natura è costituita da precise stagionalità, così le nostre attività dovrebbero essere ripartite conformemente ai ritmi giornalieri di luce e buio, di caldo freddo etc. Dormire di notte e rallentare d’inverno, come un albero che perde le foglie e sospendendo ogni attività esterna, così come esprimersi al massimo d’estate dopo aver ricominciato a mettersi in azione nel periodo primaverile.
Il ruolo delle emozioni
Le componenti emotive sono considerate parte integrante dell’organismo, una sorta di sostanza energetica “volatile” che costituisce il corpo, capace di recare danno o beneficio alle parti più “strutturate”: ossa, sangue, muscoli e organi. Queste parti sono una energia solida, terrena e visibile. Le energie emozionali più rarefatte ed invisibili all’occhio potrebbero essere paragonate all’aura che circonda il corpo fisico, ma che è anche interna e si esprime attraverso i diversi punti energetici ( in sanskrito chakra). Una visione sicuramente spirituale, ma non è forse vero che anche in occidente diciamo: “Mens sana in corpore sano”?
Siamo sempre e comunque responsabili della nostra malattia?
Sono quindi molteplici i fattori in grado di destabilizzarci. Per la visione orientale, mangiare, dormire e respirare bene, alimentandosi in modo sano conducendo una vita in pace e in armonia con il prossimo, allora tutto è in equilibrio. Ma allora, è sempre nostra responsabilità la malattia? Non direi, in quanto nel mondo attuale numerosi fattori esterni sono sufficienti per spostare l’ago della bilancia a nostro sfavore, basti considerare alla pessima qualità dell’aria soprattutto nel nord Italia, del cibo che mangiamo e del contesto sociale all’interno del quale siamo chiamati a vivere. Alla luce di questo è chiaro che dai malanni di stagione alle patologie più gravi queste esperienze “accadono” indipendentemente dalla nostra volontà.
Malattia come Esperienza
Siamo nati qui sulla terra con una missione “celeste”, quella di imparare nonostante tutto, ad elevarci spiritualmente costruendo qualcosa qui, ora, che rappresenti un frammento di quella fiammella divina che ci è stata assegnata. In questo contesto il concetto di malattia diventa una “esperienza”, un cammino del vivere che ci da l’opportunità di comprendere “polarizzando” (concentrando le energie in un tal punto, argomento, tempo) lo scopo proprio del nostro vivere.
La soluzione?
Direi che non ha senso di parlare di soluzione quanto di Accettazione. L’esperienza è parte integrante del viaggio ed ha sempre in serbo una componente di rischio. Da un lato posso dare questi consigli:
- per quanto possibile rispetta i ritmi naturali nella tua quotidianità, imparando dalla natura.
- cerca di mangiare bene, prodotti di stagione e per quanto possibile provenienti da coltivazioni biologiche o biodinamiche.
- comprendi le tue emozioni osservandoti 10 minuti al giorno. Scegli tu il momento giusto. Chi meglio di te è in grado di farlo? E ricorda: il corpo è auto-guarente e ti indica la giusta direzione.
- prova a comprendere come ti “nutrono” le relazioni che ti circondano. Ti soddisfano? Ti accrescono o ti esauriscono?
Una mia riflessione
Un’ulteriore spunto è a questo link. E’ una mia personale riflessione in merito a ciò che mi è accaduto. Mi sono infortunata e il periodo di inattività motoria mi è servito per osservarmi ed osservare il mondo là fuori. Un’interessante esperienza di vita che spero possa esserti utile.